sabato 4 gennaio 2014

Alternative - L'immagine del tempio nella Prima epistola ai Corinzi



L'immagine del tempio, per esprimere sia a livello collettivo, potremmo dire ecclesiastico (cioè come chiesa locale, e più genericamente come Chiesa) sia a livello personale, il luogo di residenza attuale dello Spirito Santo (rifacendosi così al concetto di "shakan/shekinah" dell'Antico Testamento; si pensi al tabernacolo prima nella teologia del pentateuco, e al primo e secondo tempio, specialmente in relazione alla profezia di Isaia, Geremia ed Ezechiele; si pensi anche alle singole persone delle quali è detto che ricevettero particolari capacità attraverso la presenza dello Spirito Santo come coloro che presiedettero alla realizzazione del tabernacolo o ad alcuni Giudici dell'omonimo libro), è utilizzata da Paolo in quattro passi specifici:


  • 1 Corinzi 3: 16-17;
  • 2 Corinzi 6: 16;
  • Efesini 2: 22;
  • 1 Corinzi 6: 19-20.
Per motivi di spazio e di concentrazione del discorso, mi focalizzerò soltanto sui due passi tratti dalla prima ai Corinzi.

A livello collettivo, Paolo, a seguito di una sezione della lettera dedicata a controbattere alcuni problemi sorti nella chiesa di Corinto intorno ad alcune figure di spicco (Paolo, Apollo, Cefa, etc...) e intorno a un mal compreso concetto di conoscenza/sapienza  (entrambe cose che andavano a contrastare il messaggio della Croce come potenza di Dio e al contempo follia per la saggezza del mondo), con il passo di 1 Corinzi 3: 16-17, ricorda che "siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi. Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Infatti, Santo è il tempio di Dio che siete voi".

A livello individuale, Paolo, a seguito di una sezione dedicata a combattere alcuni comportamenti libertini che alcuni nella chiesa di Corinto stavano adottando a seguito di una mancata comprensione della libertà cristiana e della visione antropologica rinnovata che la salvezza in Cristo introduce (riassunti negli slogan dei Corinzi "tutto mi è lecito" o "I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!"), scrive: "O non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo. (I Corinzi 6: 19-20).

In entrambi i casi, l'immagine del tempio serve a sottolineare, fra le altre cose,  come il Tempio di Dio (a livello collettivo la chiesa dei Corinti in Corinto, a livello individuale il singolo Cristiano con la sua vita) sia in alternativa ai molti templi presenti a Corinto e, dunque, più in generale alla società contemporanea ai Corinzi.

L'alternativa è rappresentata nuovamente sui due livelli:


  • Come chiesa locale, definita nello spazio geografico della metropoli di Corinto, i Cristiani della chiesa dovevano ricordare che ciò su cui si basa la chiesa di Dio è l'annuncio del Vangelo, come parola al contempo saggia e folle. Saggia perchè fondata sulla sapienza di Dio che lo Spirito Santo, mente di Dio, rivela nella predicazione. Folle perchè centrata sul Messia crocifisso, scandalo per il mondo. Tale messaggio non è come la sapienza dei "dominatori di questo mondo", ma è una saggezza diversa, che si esprime nella croce stessa, nel messaggio del vangelo, che Paolo altrove definisce, in modo paradossale per gli uditori del suo tempo, "potenza di Dio per chiunque crede" (Romani 1: 16). Inoltre i Cristiani di Corinto, dovevano ricordare che la Chiesa stessa si fonda non sulla faziosità intorno a leader, o in correnti partitiche, ma si fonda sulla presenza di Dio come Signore della Chiesa, il quale, presente nello Spirito Santo, dota la chiesa stessa di doni (carismi) in vista della reciproca edificazione dell'edificio spirituale, non nella sua distruzione. Essere tempio come chiesa, significava come Cristiani in alternativa alla società, essere persone che percorrevano la via per eccellenza, quella dell'amore e del riconoscere la signora di Cristo sulla chiesa (cfr. 1 Corinzi 13).
  • Come individui, viventi in una contesto metropolitano e ampio, essere tempio dello Spirito Santo, e ricordare che il corpo appartiene a Colui che lo ha riscattato a caro prezzo, significava, evitare il compromesso con la mentalità della città stessa: pratica comune era quella della prostituzione sacra  (alcuni autori antichi parlavano di "corinzianeggiare", ovvero comportarsi in modo libertino e immorale) e in generale della promiscuità sessuale, in nome di tendenze dualistiche per cui ciò che si fa con il corpo non tocca la parte spirituale dell'uomo. Essere alternativa, significava quindi evitare la promiscuità sessuale, l'incestuosità, il libertinaggio, e, oltre a ciò, significava smettere di comportarsi come "in precedenza". Paolo proprio all'inizio della pericope di 1 Corinzi 6: 12- 20, ricorda, come "Queste cose [immorali, idolàtri, adùlteri, effeminati, sodomiti, ladri,  avari, ubriaconi, maldicenti, rapaci; 1 Cor. 6: 9-10] eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! (I Cor. 6: 12). Ovvero: in precedenza la vostra condotta era tale; ciò che Cristo ha compiuto sulla croce con la sua morte, risurrezione e ascensione e ciò che lo Spirito di Dio ora compie in voi come attualizzazione dell'opera della croce nelle vostre vite, rappresenta (nuovamente) un'alternativa al modo di vivere corinzio. L'enfasi, come già Paolo specifica all'inizio della lettera, è sulla santificazione, ovvero quel processo attraverso cui Dio impartisce e forma il carattere di Cristo nella persona credente, attraverso l'opera dello Spirito Santo. 


In conclusione: sebbene questa sia una veloce panoramica non esaustiva, ciò che si può desumere nell'utilizzo di questa metafora del tempio, sia a livello collettivo che individuale, è come essa, nella teologia paolina della lettera ai Corinzi, sia un invito a "diventare ciò che siete in Cristo". Essere Cristiani, per Paolo è dunque una questione di fede certamente, ma anche di trasformazione: come ripeterà più tardi ai turbolenti fratelli e sorelle della chiesa di Corinto, 
se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. 
(2  Corinzi 5: 17).


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